La Porta Alchemica: miti e misteri di Roma

Porta Alchemica
La Porta Alchemica

Nel cuore dei giardini di Piazza Vittorio si trova una cosiddetta Porta Alchemica, edificata nella seconda metà del Seicento, antica testimonianza di una Roma di miti e misteri. L’enigmatica Porta, detta anche Porta Magica, Porta Ermetica o Porta dei Cieli, non conduce in alcun posto, ed è ciò che rimane della lussuosa Villa Palombara, residenza del marchese di Pietraforte, Massimiliano Savelli Palombara. La Porta Alchemica è l’unica sopravvissuta delle cinque porte di villa Palombara.

Il marchese era un raffinato letterato, famoso appassionato di occultismo e di esoterismo: egli praticava tali interessi ospitando alchimisti e appassionati da tutto il mondo presso il laboratorio della sua villa. Il suo interesse per l’alchimia nacque probabilmente per la sua frequentazione con Cristina di Svezia. Dopo che la regina si convertì al cattolicesimo, abdicò al trono di Svezia e passò gran parte del resto della sua vita esule a Roma. Infatti anche Cristina di Svezia era un’appassionata cultrice di alchimia e di scienza, istruita da Cartesio. 

Cos’è l’alchimia?

Lo scopo di questa scienza esoterica è entrare in sintonia con tutto ciò che ci circonda, fino a diventarne parte integrante al punto da comprendere il segreto dell’universo e il suo funzionamento che porta alla capacità di compiere azioni sbalorditive. Si dice che un vero alchimista sappia trasformare il piombo in oro e scoprire il segreto della pietra filosofale che conferisce il potere di fornire un elisir di lunga vita e di far acquisire onniscienza, ovvero la conoscenza assoluta del passato e del futuro, del bene e del male.

Leggenda della Porta Alchemica

La leggenda narra che, in una notte tempestosa del 1680, un viaggiatore, probabilmente il medico alchimista Francesco Borri, ospitato nella villa, si recò in giardino alla ricerca di un’erba in grado di produrre oro. Il mattino seguente, l’uomo era misteriosamente scomparso, lasciando dietro di sé tracce di oro. Riuscì quindi in ciò che era stato per secoli uno dei principali obiettivi dell’alchimia: trasformare il piombo in oro.  Lo studioso lasciò l’incomprensibile “ricetta” al marchese che decise di inciderla sulla Porta Alchemica. Numerose sono le frasi e le incisioni sulla porta: “Si sedes non is” (“Se ti siedi, non avanzi”): leggendola al contrario, “Si non sedes is” (cioè: “Se non ti siedi, avanzi”).

 Simbolismo presente sulla Porta Alchemica

I simboli incisi sulla porta alchemica possono essere rintracciati tra le illustrazioni dei libri di alchimia che circolavano verso la seconda metà del Seicento, come il disegno sul frontone con i due triangoli sovrapposti, il sigillo di Salomone e un oculus: simbolo alchemico del sole e dell’oro. 

I simboli lungo gli stipiti della porta seguono la sequenza dei pianeti associati ai corrispondenti metalli: Saturno-piombo, Giove-stagno, Marte-ferro, Venere-rame, Luna-argento, Mercurio-mercurio. Attualmente, l’affascinante monumento è sorvegliato perennemente da due severe e grottesche statue del dio egizio Bes, rinvenute negli scavi del Quirinale di fine Ottocento.

CRITICHE E DUBBI RIGUARDO LA LEGGENDA: 

Nel 1691 Borri fu imprigionato a Castel Sant’Angelo, dove morì, di conseguenza non può essere scomparso tramite la Porta. Egli incontrò vari artisti che lo ricordano come un ciarlatano che affermava di avere oltre 300 anni e di conoscere il segreto della medicina universale. Secondo molti inoltre, esiste una somiglianza tra Borri e un altro alchimista, il conte di San Germano, nato dopo la morte di Borri. C’è chi ritiene quindi che la sua scomparsa attraverso la Porta Alchemica sia stata semplicemente una delle sue invenzioni.

La Porta Alchemica