
Lo schwa: che cos’è? Come si usa?
Nell’ultimo decennio si è cercato di creare un’identità linguistica. Oltre al genere maschile e femminile, si sta cercando di aprire la lingua a tutti i generi attraverso l’introduzione nella grammatica italiana dello schwa. Quest’ultimo ha lo scopo di creare un linguaggio genderizzato, e quindi adatto a tutti, in alternativa all’ammissione della chiocciola o dell’asterisco, per esempio. Lo schwa rappresenta la vocale per eccellenza perché posizionata al centro del triangolo vocalico, ed è simile a una “e” capovolta: ə. Questo andrebbe a sostituire la vocale finale di una parola (articoli, participi passati, …) e creare così un genere linguistico neutro, evitando l’uso del maschile sovraesteso. L’obiettivo è rendere l’italiano una lingua più inclusiva, pronta ad accogliere i bisogni di tutti i generi.
Schwa sì o schwa no?
La convinzione dell’esistenza del solo genere maschile e femminile, dati dalla giustificazione biologica, ha portato alla discriminazione e al tabù dell’esistenza di altri generi (gis gender, transgender, demigirl, demiboy, bisgender, agender).
Questa discriminazione sociale e culturale, a sua volta, ha posto dei confini in ambito linguistico: la grammatica italiana infatti, a differenza di molte altre lingue, distingue attualmente solo due generi grammaticali, il maschile e il femminile. Ciononostante, nessuno si dovrebbe trovare nella condizione di non sentirsi a suo agio con la propria lingua. Purtroppo però, intervenire sulla morfologia delle parole per rendere la lingua accessibile a tutti, non è facile e ci vorrà del tempo. Riguardo questo argomento ci sono due schieramenti.
Perché usare lo schwa?

Da una parte c’è chi, come la linguista Vera Gheno, pensa che la lingua disponga di molti mezzi per poter includere tutti i generi: è la cultura che ne pone i freni.
Se la lingua italiana si aprisse all’introduzione dello schwa – nonostante basi culturali da consolidare – esso potrebbe spingere a pensare in modo diverso. Sembra una questione di poco conto, ma le parole usate male pesano e radicalizzano pregiudizi. C’è quindi la necessità di progredire con un intervento risolutivo, perché una società che cambia ha bisogno di una lingua che le stia al passo. Bisognerebbe interrogarsi per un utilizzo più inclusivo della lingua, adeguato a descrivere una realtà socioculturale ormai mutata.
Partire da un cambiamento culturale sarebbe un passo da compiere molto grande; bisognerebbe iniziare da soluzioni alternative per creare un effetto pubblicità, che pian piano possa portare a una maggiore consapevolezza.
Lo schwa potrebbe essere una particolarità grammaticale che nel suo minimo allontana la società dalla classica chiusura mentale avvicinandola invece al cambiamento, necessario quando vi è qualsiasi forma di ingiustizia, discriminazione e esclusione.
Gli schieramenti contro lo schwa: rivoluzionare la grammatica è davvero la soluzione all’inclusione?

C’è anche chi non appoggia questa novità per diversi motivi. In primo luogo l’italiano è una lingua grammaticalmente complessa e le sue irregolarità potrebbero complicare l’utilizzo dello schwa. Se da un lato esso risponde alla necessità di una declinazione neutra inclusiva dal punto di vista del genere, dall’altro esclude tutti coloro che per qualsiasi difficoltà non possono fruirne correttamente. Il linguista D’Achille afferma ad esempio che potrebbe creare ulteriori problematiche in casi di dislessia e sostiene fermamente che “non dobbiamo pretendere di forzare la lingua al servizio di un’ideologia, per quanto buona questa ci possa apparire”.
Per concludere c’è anche chi si schiera contro lo schwa per una questione di cacofonia, affermando che dire “ Ciao a tuttə” risulterebbe impronunciabile e troppo ambiguo per una lingua così intangibile quale la lingua italiana.
La Schwa è una fantastica espressione della
fluidità di una lingua. Avere saputo cogliere l’occasione trasformandola in opportunità contro le discrimazioni. svela una straordinaria sensibilità umana oltre che culturale.
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Molto interessante complimenti a Carlotta Lubrano!
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L’articolo è molto interessante e con molta chiarezza illustra una questione al centro di un dibattito molto ideologico. Complimenti all’autrice!
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Grazie mille!
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